sabato 26 dicembre 2009

Semplici zeri

Fossano Mirabilia 2009 - Foto Davide Dutto

"Come uno sgorbio di cifre serve in breve spazio a rappresentare un milione, così lasciate che noi, semplici zeri in questo gran conto, mettiamo in moto le forze della vostra immaginazione"

(William Shakespeare)

domenica 13 dicembre 2009

Grazie Lu&Lu

Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.

Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?

Ho considerato l'occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine.

Dal libro del Qoèlet (3, 1-11)

domenica 6 dicembre 2009

Con filosofia...




Stan Laurel (in punto di morte): "Preferirei essere in montagna a sciare, piuttosto che essere qui"
Infermiera: "Le piace sciare, signor Laurel?"
Stan: "No... ma è sempre meglio che morire!"

venerdì 4 dicembre 2009

La buonanotte di Oscar

E dopo (solo dopo, non bluffate) aver ascoltato Niccolò, vi invito a fare un giro qui, sul blog di un amico, direi anche un grande amico, e a leggervi il suo post del 2 dicembre (poi frugate e spulciate pure tra le altre cose).
Grazie Andre e buonanotte!

Costruire



Chiudi gli occhi
ed immagina una gioia
molto probabilmente
penseresti a una partenza.

Ah, si vivesse solo di inizi
di eccitazioni da prima volta,
quando tutto ti sorprende e
nulla ti appartiene ancora,

penseresti all'odore di un libro nuovo,
a quello di vernice fresca,
a un regalo da scartare,
al giorno prima della festa,
al 21 marzo,
al primo abbraccio,
a una matita intera,
alla primavera
alla paura del debutto,
al tremore dell'esordio,
ma tra la partenza e il traguardo

in mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere e potere
rinunciare alla perfezione.

Ma il finale è di certo più teatrale,
così di ogni storia ricordi solo
la sua conclusione.

Così come l'ultimo bicchiere,
l'ultima visione,
un tramonto solitario,
l'inchino, poi il sipario,
ma tra l'attesa e il suo compimento,
tra il primo tema e il testamento

nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere e potere
rinunciare alla perfezione.

Io ti stringo le mani
rimani qui
cadrà la neve
a breve.

(Dall'album "Novo Mesto" di Niccolò Fabi)

domenica 25 ottobre 2009

Il buon senso di un'oca

Il prossimo autunno, quando vedrete le oche selvatiche puntare verso sud per l'inverno in formazione di volo a V, potrete riflettere su ciò che la scienza ha scoperto riguardo al motivo per cui volano in quel modo. Quando ciascuno uccello sbatte le ali, crea una spinta dal basso verso l'alto per l'uccello subito dietro. Volando in formazione a V, l'intero stormo aumenta l'autonomia di volo di almeno il 71% rispetto a un uccello che volasse da solo. Coloro che condividono una direzione comune e un senso di comunità arrivano dove vogliono andare più rapidamente e facilmente, perché viaggiano sulla spinta l'uno dell'altro. Quando un'oca si stacca dalla formazione, avverte improvvisamente la resistenza aerodinamica nel cercare di volare da sola, e rapidamente si rimette in formazione per sfruttare la potenza di sollevamento dell'oca davanti. Se avremo altrettanto buon senso di un'oca, rimarremo in formazione con coloro che procedono nella nostra stessa direzione.
Quando la prima oca si stanca, si sposta lateralmente e un'altra oca prende il suo posto alla guida. E' sensato fare a turno nei lavori esigenti, che si tratti di persone o di oche in volo verso sud. Le oche gridano da dietro per incoraggiare quelle davanti a mantenere la velocità.
Infine (e questo è importante), quando un'oca si ammala o viene ferita da un colpo di fucile ed esce dalla formazione, altre due oche ne escono insieme a lei e la seguono giù per prestare aiuto e protezione. Rimangono con l'oca caduta finché non è in grado di volare oppure finché muore; e soltanto allora si lanciano per conto loro, oppure con un'altra formazione, per raggiungere di nuovo il loro gruppo.
Se avremo il buon senso di un'oca, ci sosterremo a vicenda in questo modo.

sabato 26 settembre 2009

Eppure trovo questa vita bella...

[...] E secondo la radio inglese, dall'aprile scorso sono morti 700.000 ebrei, in Germania e nei territori occupati. Se rimarremo vivi, queste saranno altrettante ferite che dovremo portarci dentro per sempre. Eppure non riesco a trovare assurda la vita. E Dio non è nemmeno responsabile verso di noi per le assurdità che noi stessi commettiamo: i responsabili siamo noi! Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. So tutto quanto e non mi preoccupo più per le notizie future: in un modo o nell'altro, so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto.

(dal "Diario" di Etty Hillesum)

sabato 29 agosto 2009

martedì 18 agosto 2009

Bread making...

Come promesso, vi racconto qualcosa della preparazione del pane qui a Fontem.

Si prepara due volte alla settimana (27 kg circa per volta) ed è un lavoro che permette di coprire una parte delle spese qui.


Il fuoco è la prima cosa che si prepara e poi si carica farina, acqua, sale e lievito nell’impastatrice. Quando la pasta e pronta parte la catena di montaggio: uno pesa i pezzi di pasta e gli altri afferrano al volo, preparando le forme da far lievitare. Nel frattempo arrivano altri ragazzi e la faccenda si fa più partecipata.

Nelle pause, tra una lievitazione e l’altra, il gioco della dama (che è mooolto diverso dal nostro!) la fa da padrone ed è incredibile vedere che capacità hanno alcuni di loro di giocare così bene.



Quando le forme di pasta sono lievitate (non chiedetemi dopo quanto tempo, non l’ho ancora capito... quando lo chiedo mi guardano con pietà e dicono “Dipende...devi vedere tu!”) si incominciano a dare gli sberloni sul tavolo per preparare i filoni di pane da mettere nelle teglie. Lì è la parte più divertente dove, in un certo senso, puoi scaricare tutta la tensione dei giorni precedenti (ammesso che ci sia... cosa molto rara). Poi di nuovo a riposare la pasta prima di infornare (come sopra... ad libitum).



Il controllo della temperatura del forno è interessante: essendo rotto il termometro, si va sull’empirico spinto. Metti un foglio di carta dentro e quando questo imbrunisce in un minuto puoi infornare (la precisione spacca il grado Celsius!).

Appena tolto dal forno il pane si cosparge la crosta di olio e dopo cena si imbusta, pronto per essere consegnato la mattina dopo, alla fine della messa.


Non vi dico la soddisfazione...



Paolo

lunedì 10 agosto 2009

Atterraggio a Fontem!

Ciao amici!

Sono già quasi due settimane che sono “atterrato” qui in Camerun, a Fontem, ma, come spesso accade in queste occasioni, mi sembra sia passata un’eternità.

L’impatto è stato ... un impatto! Un impatto con il caldo umido dell’aeroporto di Douala; un impatto con la folla di persone che continuamente si offrono di portarti il bagaglio dal momento che metti piede per terra; un impatto con la pioggia, che qui adesso è la regola e con la quale bisogna imparare a convivere.


Dopo un giorno di viaggio su un Toyota, siamo arrivati a Fontem. Fontem è un grande villaggio in mezzo alla foresta, nato da un’intuizione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, un movimento cristiano ispirato al Vangelo, negli anni ’60: quando lei è arrivata qui, guardando la valle da una roccia ha detto che sarebbe sorta una città dove persone da tutto il mondo sarebbero venute per imparare ad amare.

Quindi non poteva esserci premessa migliore prima di “varcare la soglia” di questo posto.


Arrivato alla sera sono stato accolto in casa con altri ragazzi più o meno della mia stessa età. Sono tutti africani (tre del Camerun, 3 della Repubblica Democratica del Congo, 1 della Tanzania) e uno dalla Germania, che già conoscevo prima. Questa tuttavia è una formazione molto dinamica, perché ogni giorno c’è chi arriva e chi parte! La convivenza non è naturalmente facile, perché arriviamo da contesti molto diversi, ma devo dire che piano piano li sto sentendo sempre più come fratelli, tanto che mi dispiace di dover salutare due di loro proprio domani.


Di mattina vado all’ospedale “Mary Health of Africa” con Samuel, il dottore con cui sono entrato in contatto prima di venire qui. Lui è brasiliano e molto molto bravo e competente. Grazie a lui sono entrato piano piano (anche se è un processo che continua ogni giorno) dentro questo ambiente veramente nuovo per me; l’ospedale è organizzato molto bene ed è molto efficiente, pur essendo estremamente essenziale. Si effettuano i principali esami diagnostici di laboratorio, ma la parte più importante la fa la clinica. L’epidemiologia delle malattie è molto diversa qui e devo dire che mi sta facendo fare un esercizio mentale non indifferente. Piano piano ho iniziato a fare le consultazioni al dispensario, insieme al prezioso aiuto degli infermieri che mi aiutano soprattutto per capire la lingua e la cultura.


Lo scorso weekend abbiamo avuto una giornata organizzata dal Movimento dei Focolari locale in cui ho potuto conoscere maggiormente le persone e presentarmi. Il popolo Bangwa è molto caldo e affettuoso e mi sono subito sentito accolto da tutti loro. In particolare a un certo punto hanno fatto una danza per salutare una persona che lascierà questo posto per tornare in Europa dopo 31 anni e... non posso descrivervi a parole la bellezza, il ritmo e l’affetto che c’era in quei passi!


Le foto che vedete sono state scattate nei rari momenti di quiete dalla pioggia che ho trovato in questi giorni (non sono molto belle perché qui la connessione non è molto rapida e non posso caricare le foto grandi).

La prossima volta vi racconto della preparazione del pane e del mercato che sono due momenti molto importanti per la dinamica di questa casa.


Intanto vi abbraccio tutti e vi mando un grande saluto dal Camerun.



Paolo

mercoledì 22 luglio 2009

Al di là degli incantamenti...

Perché questo è uno dei miracoli dell'amore: che esso dà – a entrambi, ma forse soprattutto alla donna – la capacità di vedere al di là dei suoi incantamenti, ma senza che l'incanto scompaia.

(da "Diario di un dolore" di C. S. Lewis)

domenica 12 aprile 2009

Perché piangi?

Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto.

(Gv 20,11-18)

sabato 11 aprile 2009

Dimmi come hai fatto a stare lì




Dicono di te cose incredibili
parlano di te ormai da secoli
quando il cuore ha un po' di nostalgia
è solo di te.

Dritta tra le lacrime che scendono
lì davanti a un legno dove uccidono
sei rimasta ferma a dire ancora
una volta il tuo sì.

Dimmi, come hai fatto a stare,
dimmi, come hai fatto a stare lì,
davanti al figlio tuo che muore?
Dimmi, come hai fatto a stare,
dimmi, come hai fatto a stare lì,
Madre di Dio?
Per noi una follia d'amore.


Fiore di un colore indescrivibile.
Piena di virtù, eppure semplice.
Se nel cuore nasce la speranza
è solo per te.

Vita che la vita hai fatto nascere,
nel dolore L'hai saputo perdere.
Donna tra le donne del tuo tempo
rimani con me.

Dimmi che sei ancora adesso,
dimmi che sei ancora adesso qui.
Aurora che rischiara il giorno.
Dimmi che sei ancora adesso,
dimmi che sei ancora adesso qui.
Madre di Dio!
Aiutaci ad amare come te.


(Canzone Come Te, interpretata da Davide Viganò)

venerdì 10 aprile 2009

Hai deciso di vivere qui e morire



Perchè ti amo

Testo: V. Ciprì
Musica: B. Enderle



Tra milioni di modi per dirmi: "Ti amo"
Dio, hai scelto per me quello a te più lontano.
Mi hai visto lottare, sperare, soffrire,
hai deciso di vivere qui ... e morire.

Più lontano per te, ma a me più vicino;
uno in tutto con me, con il mio destino.
Non guardi il tuo cielo, il calore del sole
mi cerchi nel buio, mi chiami per nome.

Mi hai visto nel pianto
hai pianto con me;
nei guai fino al collo:
tu nei guai, come me.
Nell'assurdo il tuo grido: "Perché?"
Primavera che muore con te.

In un vicolo cieco, tu cieco sei lì;
crolla il cielo di schianto, nello schianto sei lì;
la testa che scoppia, il passato che pesa,
una vita mal spesa, ti trovo anche lì.

E' l'amore che unisce amori lontani:
tra due mondi tu muori per dire che mi ami .
Dal seme nel buio la risposta è partita:
un milione di modi per dare la vita.

Mi hai visto nel pianto
hai pianto con me;
nei guai fino al collo:
tu nei guai, come me.
Nell'assurdo il tuo grido: "Perché?"
Primavera che muore con te.

Mi hai visto nel pianto
hai pianto con me;
nei guai fino al collo:
tu nei guai, come me.
Nell'assurdo il tuo grido: "Perché?"
Primavera che nasce con te.
Primavera che nasce, rinasce con te.

(dall'album "Streetlight")

venerdì 3 aprile 2009

Merci, Amelie!

Unico questo film!



Il favoloso mondo di Amelie