sabato 29 marzo 2008

Quando la morte venne a Baghdad

II discepolo di un Sufi di Bagdad era seduto un giorno in un angolo di una locanda, quando sorprese una conversazione tra due persone. A sentirle parlare, capì che una di loro era l'Angelo della Morte.
"Ho molte visite da fare in questa città nelle prossime tre settimane", stava dicendo l'Angelo al suo compagno.
Terrorizzato, il discepolo si rannicchiò nel suo angolino finché i due non se ne furono andati. Poi fece appello a tutta la sua intelligenza per trovare il modo di scampare all'eventuale visita dell'Angelo, e alla fine decise di allontanarsi da Bagdad affinché la morte non potesse raggiungerlo. Dopo aver fatto questo ragionamento, non gli restava che noleggiare il cavallo più veloce e, spronandolo giorno e notte, arrivare fino alla lontana Samarcanda.
Nel frattempo la Morte si incontrò con il maestro sufi, col quale si intrattenne a parlare di varie persone. "Ma dov'è dunque quel vostro discepolo tal dei tali?", chiese la Morte.
"Dovrebbe trovarsi da qualche parte in città, immerso in contemplazione, forse in un caravanserraglio", rispose il maestro.
"È strano", disse l'Angelo, "perché è proprio nella mia lista ... Ah, ecco, guardate: devo prenderlo fra quattro settimane a Samarcanda, e in nessun altro luogo".

Fudail Ibn Ayad

venerdì 14 marzo 2008

Grazie!


- Come si immagina, che cosa si aspetta dal faccia a faccia con Dio?

Noi abbiamo una canzone che ha tradotto in musica un mio pensiero.
Dice così: "Quando sarò alla tua porta e tu mi chiederai il mio nome, io non ti dirò il mio nome ti dirò solo: Grazie per tutto e per sempre. Questo è il mio nome".
Questo è il nostro atteggiamento.
Noi non tiriamo fuori né meriti, né peccati.
Diciamo solo "grazie" e io lo posso dire con il Movimento che ho visto nascere.

(Dal libro "La dottrina spirituale" - Cittanuova)