sabato 29 agosto 2009

martedì 18 agosto 2009

Bread making...

Come promesso, vi racconto qualcosa della preparazione del pane qui a Fontem.

Si prepara due volte alla settimana (27 kg circa per volta) ed è un lavoro che permette di coprire una parte delle spese qui.


Il fuoco è la prima cosa che si prepara e poi si carica farina, acqua, sale e lievito nell’impastatrice. Quando la pasta e pronta parte la catena di montaggio: uno pesa i pezzi di pasta e gli altri afferrano al volo, preparando le forme da far lievitare. Nel frattempo arrivano altri ragazzi e la faccenda si fa più partecipata.

Nelle pause, tra una lievitazione e l’altra, il gioco della dama (che è mooolto diverso dal nostro!) la fa da padrone ed è incredibile vedere che capacità hanno alcuni di loro di giocare così bene.



Quando le forme di pasta sono lievitate (non chiedetemi dopo quanto tempo, non l’ho ancora capito... quando lo chiedo mi guardano con pietà e dicono “Dipende...devi vedere tu!”) si incominciano a dare gli sberloni sul tavolo per preparare i filoni di pane da mettere nelle teglie. Lì è la parte più divertente dove, in un certo senso, puoi scaricare tutta la tensione dei giorni precedenti (ammesso che ci sia... cosa molto rara). Poi di nuovo a riposare la pasta prima di infornare (come sopra... ad libitum).



Il controllo della temperatura del forno è interessante: essendo rotto il termometro, si va sull’empirico spinto. Metti un foglio di carta dentro e quando questo imbrunisce in un minuto puoi infornare (la precisione spacca il grado Celsius!).

Appena tolto dal forno il pane si cosparge la crosta di olio e dopo cena si imbusta, pronto per essere consegnato la mattina dopo, alla fine della messa.


Non vi dico la soddisfazione...



Paolo

lunedì 10 agosto 2009

Atterraggio a Fontem!

Ciao amici!

Sono già quasi due settimane che sono “atterrato” qui in Camerun, a Fontem, ma, come spesso accade in queste occasioni, mi sembra sia passata un’eternità.

L’impatto è stato ... un impatto! Un impatto con il caldo umido dell’aeroporto di Douala; un impatto con la folla di persone che continuamente si offrono di portarti il bagaglio dal momento che metti piede per terra; un impatto con la pioggia, che qui adesso è la regola e con la quale bisogna imparare a convivere.


Dopo un giorno di viaggio su un Toyota, siamo arrivati a Fontem. Fontem è un grande villaggio in mezzo alla foresta, nato da un’intuizione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, un movimento cristiano ispirato al Vangelo, negli anni ’60: quando lei è arrivata qui, guardando la valle da una roccia ha detto che sarebbe sorta una città dove persone da tutto il mondo sarebbero venute per imparare ad amare.

Quindi non poteva esserci premessa migliore prima di “varcare la soglia” di questo posto.


Arrivato alla sera sono stato accolto in casa con altri ragazzi più o meno della mia stessa età. Sono tutti africani (tre del Camerun, 3 della Repubblica Democratica del Congo, 1 della Tanzania) e uno dalla Germania, che già conoscevo prima. Questa tuttavia è una formazione molto dinamica, perché ogni giorno c’è chi arriva e chi parte! La convivenza non è naturalmente facile, perché arriviamo da contesti molto diversi, ma devo dire che piano piano li sto sentendo sempre più come fratelli, tanto che mi dispiace di dover salutare due di loro proprio domani.


Di mattina vado all’ospedale “Mary Health of Africa” con Samuel, il dottore con cui sono entrato in contatto prima di venire qui. Lui è brasiliano e molto molto bravo e competente. Grazie a lui sono entrato piano piano (anche se è un processo che continua ogni giorno) dentro questo ambiente veramente nuovo per me; l’ospedale è organizzato molto bene ed è molto efficiente, pur essendo estremamente essenziale. Si effettuano i principali esami diagnostici di laboratorio, ma la parte più importante la fa la clinica. L’epidemiologia delle malattie è molto diversa qui e devo dire che mi sta facendo fare un esercizio mentale non indifferente. Piano piano ho iniziato a fare le consultazioni al dispensario, insieme al prezioso aiuto degli infermieri che mi aiutano soprattutto per capire la lingua e la cultura.


Lo scorso weekend abbiamo avuto una giornata organizzata dal Movimento dei Focolari locale in cui ho potuto conoscere maggiormente le persone e presentarmi. Il popolo Bangwa è molto caldo e affettuoso e mi sono subito sentito accolto da tutti loro. In particolare a un certo punto hanno fatto una danza per salutare una persona che lascierà questo posto per tornare in Europa dopo 31 anni e... non posso descrivervi a parole la bellezza, il ritmo e l’affetto che c’era in quei passi!


Le foto che vedete sono state scattate nei rari momenti di quiete dalla pioggia che ho trovato in questi giorni (non sono molto belle perché qui la connessione non è molto rapida e non posso caricare le foto grandi).

La prossima volta vi racconto della preparazione del pane e del mercato che sono due momenti molto importanti per la dinamica di questa casa.


Intanto vi abbraccio tutti e vi mando un grande saluto dal Camerun.



Paolo