martedì 25 dicembre 2007

Auguri scomodi

Carissimi,

non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali
e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.

Tonino Bello

venerdì 30 novembre 2007

Amicizia

"Qui esset tantus fructus in prosperis rebus, nisi haberes, qui illis aeque ac tu ipse gauderet?"

Cicerone - De Amicitia

giovedì 22 novembre 2007

Ferita e benedizione

Durante quella notte egli [Giacobbe] si alzò [...] e passò il guado dello Iabbok [...] Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. (Gen 32,23-30)

(Inizio del libro "La ferita dell'altro" di Luigino Bruni)

lunedì 19 novembre 2007

Leshina

"L'Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. E' un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. E' solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste."

In Zambia viveva una donna di cognome Leshina. Aveva circa quarant'anni. Commerciava per le strade della cittadina di Serenge e non si distingueva per nulla di particolare. Erano ancora gli anni sessanta e in tutte le parti del mondo si trovavano grammofoni a manovella. Anche Leshina ne possedeva uno, insieme a un disco completamente consumato dall'uso. Il disco conteneva il famoso discorso di Churchill del 1940 dove il ministro esortava gli inglesi alle rinunce e ai sacrifici della guerra. La donna piazzava il grammofono nel suo cortiletto e girava la manovella. Dalla tromba metallica dipinta di verde usciva un fruscio, un gorgoglio roco, basso, alonato dove risuonava l'eco di una voce patetica ma incomprensibile e ormai priva di senso. Al popolino che si radunava e che con il tempo diventava sempre più numeroso, Leshina spiegava che quella era la voce di Dio, che la nominava sua messaggera, esigendo obbedienza assoluta. La gente cominciò ad affluire in massa da Leshina. I suoi fedeli, perlopiù poveracci senza un soldo, con uno sforzo sovrumano, costruirono una chiesa nella boscaglia e cominciarono a recarvisi a pregare. Il vocione roco di Churchill che apriva tutte le funzioni li mandava in estasi, in trance. Ma i capi di stato africani si vergognavano di queste manifestazioni religiose e il presidente Kenneth Kaunda mandò contro Leshina dei militari, che assassinarono sul luogo del culto alcune centinaia di innocenti e distrussero la chiesa d'argilla con i carri armati.

(Da "Ebano" - Ryszard Kapuściński)

giovedì 27 settembre 2007

Walk on


And love is not the easy thing
The only baggage you can bring...
And love is not the easy thing....
The only baggage you can bring
Is all that you can't leave behind

And if the darkness is to keep us apart
And if the daylight feels like it's a long way off
And if your glass heart should crack
And for a second you turn back
Oh no, be strong

Walk on, walk on
What you got they can’t steal it
No they can’t even feel it
Walk on, walk on...
Stay safe tonight

You're packing a suitcase for a place none of us has been
A place that has to be believed to be seen
You could have flown away
A singing bird in an open cage
Who will only fly, only fly for freedom

Walk on, walk on
What you've got they can't deny it
Can’t sell it, can’t buy it
Walk on, walk on
Stay safe tonight

And I know it aches
And your heart it breaks
And you can only take so much
Walk on, walk on

Home… hard to know what it is if you’ve never had one
Home… I can’t say where it is but I know I'm going home
That's where the hurt is

I know it aches
How your heart it breaks
And you can only take so much
Walk on, walk on

Leave it behind
You've got to leave it behind
All that you fashion
All that you make
All that you build
All that you break
All that you measure
All that you steal
All this you can leave behind
All that you reason
All that you sense
All that you speak
All you dress up
All that you scheme…

sabato 15 settembre 2007

Il Cantico delle Creature




A te solo Buon Signore
si confanno gloria e onore
a Te ogni laude et benedizione.
A Te solo si confanno
che l’altissimo Tu sei
e null’omo degno è
Te mentovare.

Si laudato Mio Signore
con le Tue creature
specialmente Frate Sole
E la sua luce.
tu ci illumini di lui
che è bellezza e splendore
di Te Altissimo Signore
porta il segno.

Si laudato Mio Signore
per sorelle Luna e Stelle
che Tu in cielo le hai formate
chiare e belle.
Si laudato per Frate Vento
aria, nuvole e maltempo
che alle Tue creature dan sostentamento.

Si laudato Mio Signore
per sorella nostra Acqua
ella è casta, molto utile
e preziosa.
Si laudato per Frate Foco
che ci illumina la notte
ed è bello, giocondo
e robusto e forte.


Si laudato Mio Signore
per la nostra Madre Terra
ella è che ci sostenta
e ci governa.
Si laudato Mio Signore
vari frutti lei produce
molti fiori coloriti
e verde l’erba.

Si laudato per coloro
che perdonano per il Tuo amore
sopportando infermità
e tribolazione.
E beati sian coloro
che cammineranno in pace
che da Te Buon Signore
avran corona.

Si laudato Mio Signore
per la Morte Corporale
chè da lei nessun che vive
può scappare.
E beati saran quelli
nella Tua volontà
che Sorella Morte
non gli farà male.

lunedì 3 settembre 2007

Un biglietto per il Paradiso


Me ne vado là
dove c'è tutto e tutto si può,
sono stanca di aspettare qua,
non è pù possibile, lo so.
Ormai è tutto passato,
né troppo tardi, ne troppo presto.
Perché è per sempre,
perché è così difficile.
Ho un biglietto prenotato per il Paradiso,
ci andrò presto,
con il primo volo che riuscirò a prendere...
sarà tutto più semplice...

Aza

lunedì 13 agosto 2007

Il filo

Ombrosa non c'è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando se davvero è esistita. Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni, lobi, spiumii, minuto e senza fine, e il cielo solo a sprazzi irregolari e ritagli, forse c'era solo perché ci passasse mio fratello col suo leggero passo di codibugnolo, era un ricamo fatto sul nulla che assomiglia a questo filo d'inchiostro, come l'ho lasciato correre per pagine e pagine, zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, di macchie, di lacune, che a momenti si sgrana in grossi acini chiari, a momenti si infittisce in segni minuscoli come semi puntiformi, ora si ritorce su se stesso, ora si biforca, ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi s'intoppa, e poi ripiglia a attorcigliarsi, e corre e corre e si dipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito.

Italo Calvino

(da "Il barone rampante")

mercoledì 1 agosto 2007

giovedì 19 luglio 2007

Il fresco profumo di libertà

La lotta alla mafia (primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo, conseguente ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, egli mi disse: "La gente fa il tifo per noi". E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice. Significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro, stava anche sommovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione della convivenza con la mafia, che costituiscono la sua vera forza. Questa stagione del "tifo per noi" sembrò durare poco, perchè ben presto sopravvennero il fastidio e l'insofferenza per il prezzo che la lotta alla mafia, la lotta al male, costringeva la cittadinanza a pagare. Insofferenza alle scorte, insofferenza alle sirene, insofferenza alle indagini, insofferenza a una lotta d'amore che però costava a ciascuno non certo i terribili sacrifici di Falcone, ma la rinuncia a tanti piccoli o grandi vantaggi, a tante piccole o grandi comode abitudini, a tante minime o consistenti situazioni fondate sull'indifferenza, sull'omertà o sulla complicità. Insofferenza che finì per provocare ed ottenere, purtroppo, provvedimenti legislativi che, fondati su un'ubriacatura di garantismo, ostacolarono gravemente la repressione di Cosa Nostra e fornirono un alibi a chi, dolorosamente o colposamente, di lotta alla mafia non ha mai voluto occuparsi.

Paolo Borsellino, 20 giugno 1992

venerdì 13 luglio 2007

Manos de miel



Tu que vales más que el oro del mundo
Tesoro infinito que colmas el tiempo, de mi ser.
Tu que al despertar brindaste la vida
Concierto de mágicas notas que al nacer, inundan el sol.

Manos de miel, ojos de niño
Aves con todo el cielo dentro,
volar.


Libertad que envuelve la frágil espuma
colmando silencio de charlas nocturnas, amigo.
Tu que al despertar brindaste la vida
Concierto de mágicas notas que al nacer, inundan el sol.

Manos de miel, ojos de niño
Aves con todo el cielo dentro,
volar.

giovedì 5 luglio 2007

La biola

"A jè barba Tavio"
A crioma intrand ‘d corsa ‘nte cà
dop avej campà i’eui darè ‘d cà.
"Ciamelo, felo veni ‘n sa"
a dis mama slargand ‘n mantil polit sla taola;
ma barba Tavio l’è già sparì:
nieite masnà soma pro ‘n doa l’è:
chiel l’è venù a fe na vira a cà.

Saosinoma pian pian, ‘ncaloma pa destorbelo:
barba Tavio l’è là con i so ricord masnà:
‘l nasou, ‘l pociolè, ‘l ciapè;
apres aosa i’eui a la biola
piantà sla riva dla balera con n’amborn e doi pin:
n’angol del Mel.

‘Ncantese dnans al maravije ‘d Nosgnor,
e pi tard ‘nte cà s’l canton d’n giornal
o sla carta da sucher
da na matita tirè fora sota i nosti eui:
n’arbo, ‘n caval, la testa d’n ciat…

‘N bel dì la biola l’ha tacà a butè ‘l fojie giaone,
pè l’ha posaie una dop’d l’aota: prima ca ariveisa l’aoton.
Nosgnor ‘t pariava ‘n post là ‘nt l’ciel.

Ciao barba Tavio,
vedroma pi nen la toa sessent darè ‘d cà.
Fin a l’ultim l’hai sempre sperà:
ma l’as pa faila a freghè la mort,
coma Carlina dla storia.
Ora ses andatne: ‘n pias pensete lassù ‘n paradis
Setà a descori con Magra, con Cribiolin, con Pin del Lou…

Ciao barba Tavio,
vardme co a mi ‘n post là a l’ombra dla biola.

Mario

giovedì 21 giugno 2007

L'ospedale

"Ho l'impressione, Nonna Rosa, che abbiano inventato un ospedale diverso da quello che esiste veramente. Fanno come se si venisse all'ospedale solo per guarire. Mentre ci si viene anche per morire."
Oscar

(
da "Oscar et la dame rose"
di Eric Emmanuel Schmitt)

lunedì 11 giugno 2007

Cominciò in Galilea

Comprendevo soltanto adesso veramente ciò che era successo negli ultimi due anni, a me e agli altri. Eravamo andati dietro a lui, quasi insensatamente: c'era il lavoro, c'era la famiglia, gli affetti, gli impegni, le incombenze... Tutto lasciato cadere d'improvviso, come il contadino che abbandona l'aratro a mezzo il campo e si allontana senza un perché. Vivevamo nel provvisorio, giorno dopo giorno, alla luce delle sue parole, del suo insegnamento, di cui non potevamo più fare a meno, forse in attesa di vedere cosa sarebbe successo il giorno dopo, come sarebbe finita la nostra avventura. Così fu per me, almeno, per tutto il primo anno che vissi con lui. Poi, a mano a mano, non furono solo più le sue parole, le sue promesse, neppure i prodigi che egli compiva, ma proprio la sua persona a diventarmi indispensabile, come l'aria per chi non vuole morire soffocato. Ecco, Gesù era diventato l'aria della mia anima. E allora cominciai a pensare che non fosse una fase della mia vita quella che stavo vivendo accanto a lui, ma la mia vita tutta intera, e che il resto, il prima, fosse stato soltanto una preparazione

dal libro "Cominciò in Galilea"
di Stefano Jacomuzzi

venerdì 8 giugno 2007

A Massimo Troisi



Non so cosa teneva "dint'a capa",
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di "jamm, o' saccio, ‘naggia, oilloc, azz!"
era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
"Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell'amato San Gennaro

Roberto Benigni

domenica 3 giugno 2007

Il teatro del mondo che gira



"Al Giumeili bello, trovami questa glicerina, dai! Lo so che lo sai... se non me la trovi, quella muore proprio, muore! Se muore lei... per me, tutta questa messinscena del mondo che gira, che... possono pure smontare e portare via... possono schiodare tutto, arrotolare tutto il cielo... caricarlo su un camion col rimorchio, possono spengere questa luce bellissima del sole, che mi piace tanto...
Lo sai perché mi piace tanto? Perché mi piace lei illuminata dalla luce del sole, tanto...
Possono portar via tutto...questo tappeto, queste colonne, questo palazzo... la sabbia, il vento, le rane, i cocomeri maturi, la grandine, le sette del pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il basilico, le api, il mare, le zucchine... le zucchine...
Al Giumeili, trovami questa glicerina, trovamela!"


Roberto Benigni
(da "La tigre e la neve")

sabato 2 giugno 2007

Il poeta

Ci sarà nel mondo uno che di mestiere trova le parole giuste, che le sa mettere in un modo che quando batte il cuore a lui, fa battere il cuore pure a quell'altro? Quel giorno decisi di fare il poeta.

Roberto Benigni
(in "La tigre e la neve")

giovedì 31 maggio 2007

...dalla stessa parte



Sempre e per sempre

Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone
Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano e tornano
E non la smettono mai
Sempre e per sempre tu
Ricordati dovunque sei, se mi cercherai
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai
Ho visto gente andare, perdersi e tornare e perdersi ancora
E tendere la mano a mani vuote
E con le stesse scarpe camminare per diverse strade
O con diverse scarpe su una strada sola

Tu non credere se qualcuno ti dirà che non sono più lo stesso ormai
Pioggia e sole abbaiano e mordono ma lasciano, lasciano il tempo che trovano
E il vero amore può nascondersi, confondersi ma non può perdersi mai
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai

Francesco De Gregori

Fratello... Auguri Fratello!

Fratello...
Auguri Fratello, è passato un altro anno e chissà quante cose hai imparato, quante ti hanno fatto crescere...
Auguri Fratello, perché è proprio così, Fratello, che mi senti di chiamarti.

venerdì 18 maggio 2007

Sognando...

Sognando ad occhi aperti
vedevi un orizzonte misterioso
oltre quel muro verde,
oltre quel fiume silenzioso.
Il cuore tuo spaziava
oltre il riflesso delle sponde blu,
seguiva un richiamo
che allora non comprendevi tu.

Nell'etere una mano
portava la tua vita su alte cime,
verso terre lontane,
verso una storia senza fine.
Così la tua avventura
volava oltre la tua fantasia;
viaggiavi sul crinale di luce
che intrecciava la tua vita.

Sognando ad occhi aperti
quell'orizzonte non è più lontano,
lo sguardo tuo si perde
nel cielo che ti porge la sua mano.
La storia tua continua
solcando le onde dell'eternità
seguendo quel richiamo
che nelle note sue ti porterà.

Come un fiore raro
qualcuno ti ha raccolto
e verso un orizzonte immenso ti porterà.
Fiore che morendo
in stella viva si trasformerà:
viva come il sole,
stella come il sole,
sarà!


Testo: V. Ciprì
Musica: B. Enderle
Gen Rosso

lunedì 7 maggio 2007

Lè mòrtiè la Roncaja

Venand giù da Busca 'nvers Vila,
giusta passà San Vital,
compagnà da doi rivass
neir e umbros d'albre e 'd ghërzie,
'ncontravis 'n bel biarlass bërboton,
ca, costegiand via Traversagna,
a fasia 'dcò da confin ai doi comun:
'l bial dla Roncaja.

Che fin l'han fate fè
mia pòura Roncaja?

Veniis giù da "la bassa",
e visitand tuti i saraj,
pasavis frësca e rumorosa
darè 'd cassina dij Frà,
ai Tre Paloch 't biforcavis
per portè l'eva 'd bialage
a la tera 'd Santa Cristina
e giù findi a la Gerbola.

A l'è passaje la ruspa del progress
a la tajà, capolà, gaspà, sotrà,
coatà doi tubo e... pi niente.

Oh mia pòura Roncaja,
't ciama perdon un ca da maraja
a coria 'nvers ti coma 's cor 'nvers cà,
e adess 't varda e piuca,
coma 'n passarot
ca l'han campaje giù la nià

Mario e Franco

domenica 6 maggio 2007

Il cielo del Kenia

Il cielo del Kenia oggi è azzurro.
Quando è azzurro è azzurro.
Non c'è equatore che tenga.
Ma se si copre di nuvole,
ti copre di nuvole,
e senti quelle nuvole addosso
e hai freddo.
Ma quando si copre di stelle:
ti copre di stelle!
E respiri l'infinito

Cesco