sabato 30 ottobre 2010

Speranza

“La speranza non è credere che le cose cambino.
Sperare è credere che tu puoi fare una differenza.”

(Vaclav Havel)

mercoledì 27 ottobre 2010

Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria...



Smisurata preghiera

Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al di sopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità.

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine.

Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità.


Per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità.

Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere.

Fabrizio De André

venerdì 8 ottobre 2010

Compagni

Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai, potranno scegliere imbarchi diversi saranno sempre due marinai.

sabato 28 agosto 2010

Marshmallow test!

Dopo una lunga pausa, torno con una cosa frivola ma assai divertente.
Per chi non capisce l'inglese, la ragazza dà ai bambini un marshmallow e dice che se riescono a non mangiarlo in sua assenza, potranno mangiarne due al suo ritorno.
...
Si sbizzarriscano gli psicologi!


venerdì 28 maggio 2010

Un violinista nella metro

Grazie a Povero Gioni per questo regalo

Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero
passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.

Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.

Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.

Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare.

Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da
diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.

Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari.

Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.

Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo. Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.

Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".

Ecco una domanda su cui riflettere: "Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?".

sabato 22 maggio 2010

Cittadini...

Dalla corrispondenza su un giornale locale fossanese

Egregio direttore,

Fossano, via Roma. Una mattina della scorsa settimana. Davanti a me un signore, tra le mani alcune grandi borse di plastica colme; scorge a terra, sotto i portici, un fazzoletto di carta usato. Rallenta il passo. Si ferma, posa la sua mercanzia e con calma, senza guardarsi intorno, raccoglie il fazzoletto e lo deposita in un contenitore dei rifiuti poco lontano. A testa bassa ritorna alla sua merce, si china, la raccoglie e riprende il suo cammino mentre lo raggiungo e lo sorpasso.
In quell'istante molti pensieri mi attraversano e non sono capace neppure di sorridere a quel cittadino fossanese nordafricano. Anche se in ritardo, attraverso il vostro giornale, il mio grazie!

l.n.

( La Fedeltà - 19 maggio 2010 - www.lafedelta.it)

domenica 4 aprile 2010

È passata un'eternità

"Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l’apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto. Le si avvicina Gesù e le dice: “Perché piangi?”. Donna, le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore.

Vedi: la collina del Calvario, che l’altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d’erba. I sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli. Il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo facesse un balzo di millenni.
No, non misurare sui calendari dell’uomo la distanza che separa quest’alba luminosa dal tramonto livido dell’ultimo venerdì. Non è trascorso del tempo: è passata un’eternità. Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione.

Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch’io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: “Perché piangi?”

Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che non siano l’ultimo rigagnolo di un pianto antico.
O l’ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi.
Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so...
Ma io voglio giocarmi, fino all’ultima, tutte le carte dell’incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere.
La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l’acquedotto.

La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”.
Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto.
E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo!"

Don Tonino Bello

giovedì 11 marzo 2010

La storia della Matita

Grazie a Maurizio che mi ha fatto conoscere questa storia.


Il bambino guardava la nonna scrivere una lettera.
Ad un certo punto, chiese: "Stai scrivendo una storia su di noi? E' per caso una storia su di me?".
La nonna smise di scrivere, sorrise e disse al nipote: "In effetti, sto scrivendo su di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita che sto usando. Mi piacerebbe che tu fossi come lei, quando sarai grande."


Il bimbo osservò la matita, incuriosito e non vide niente di speciale.
"Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!".
"Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Ci sono 5 qualità in essa che, se tu riuscirai a mantenere, faranno sempre di te un uomo in pace con il mondo.

Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi: questa mano noi la chiamiamo Dio e Lui ti dovrà sempre indirizzare verso la Sua volontà.

Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che sto scrivendo ed usare il temperino. Questo fa sì che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sarà più affilata. Pertanto, sappi sopportare un po' di dolore, perché ciò ti renderà una persona migliore.

Terza qualità: la matita ci permette sempre d'usare una gomma per cancellare gli sbagli. Capisci che correggere qualcosa che abbiamo fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale per mantenerci sulla retta via.

Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita non è il legno o la forma esteriore, ma la grafite che è all'interno. Dunque fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.

Infine la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno. Ugualmente, sappi che tutto ciò che farai nella vita lascerà tracce e cerca d'essere conscio d'ogni singola azione.

Paulo Coelho

venerdì 5 marzo 2010

La più pura delle cose

È la più strana, più pura delle cose la sofferenza.

(dal film "Beyond Borders")

venerdì 19 febbraio 2010

Forgiveness



I’m lost and scared to live this life
I thought I’d always be strong
This rage this dark side I don’t want to see
Lays there... Lays there… lays there…

There on the bottom inside
Looking lost like a child
But I know that you’re mine
We only need…

Forgiveness our key to the world
Forgiveness I’m frightened to deserve
Forgiveness all that we need
It’s forgiveness I am not sure I know…

It was the love untaught
Trapped in your mind
So empty with me…
A silent stone that struck my heart
While I looked for a sign a sign…

You felt the pain
You felt the fear
But you chose not to see
Made it your destiny,
Is it time for…

Forgiveness... For we have paid
Forgiveness is our key to the world
Forgiveness for the love untaught
It’s forgiveness I’ll be... Waiting for…
Forgiveness... For we have paid
Forgiveness is our key to the world
Forgiveness for the love untaught
It’s forgiveness I’ll be... Waiting for…

lunedì 8 febbraio 2010

Matti da legare?

"Dimmi la verità, dottore. È il dolore che fa diventare matti o è l'essere matti che fa sentire tanto dolore?"

(Dal film "C'era una volta la città dei matti..." di Marco Turco)

mercoledì 27 gennaio 2010

Quel pugno a Jimmy

(Dal sito www.cittanuova.it)

Ognuno di noi può fare qualcosa per disinnescare la miccia del razzismo. L’esperienza di una lettrice.

Sono alla stazione di Milano, con il cuore colmo di gioia: arriva la mia nipotina di 11 anni. Passiamo un attimo dai bagni della stazione con entrate elettroniche che si aprono tramite inserimento di una moneta, inservienti uomini e donne a controllare. Mentre aspetto, si fa avanti un ragazzo di colore più o meno della mia età, un habitué della stazione. Soldi alla mano, tenta di inserirli per entrare in bagno, ma uno degli inservienti lo blocca, lo strattona, intimandogli di andar via. Spinto fuori, in una specie di italiano comincia a dire: «No razzismo», ripetendolo più volte.
Chiedo agli inservienti perché non lo facciano entrare; mi rispondono che fanno un lavoro pericoloso dal punto di vista della sicurezza e che sono stufi di quella gente. Il ragazzo continua a ripetere: «No razzismo», finché l’inserviente gli molla un pugno sulle labbra. Una smorfia di dolore: «Perché mi fai questo?». Resto sbigottita, mi sento come se quel pugno l’avesse dato a me, avverto il dolore della dignità schiacciata, di una persona indifesa sopraffatta.
L’inserviente chiama la guardia privata preposta alla sicurezza e dichiara dinanzi a tutti di essere stato aggredito dal ragazzo. I suoi colleghi, uomini e donne, confermano. La guardia di vigilanza fa per allontanare il ragazzo di colore: «Jimmy – dice –, io ti conosco, non hai mai disturbato nessuno qui in stazione. Dimmi cosa è successo, altrimenti sarò costretto ad arrestarti».
Non dimenticherò mai lo sguardo di Jimmy, smarrito, alla ricerca di qualcuno che potesse confermare la verità. A quel punto, mi avvicino: «Non è andata così!». D’improvviso gli sguardi cattivi degli inservienti sono tutti su di me, ma non ho paura, devo rispondere alla sete di giustizia di Jimmy.
La guardia sorride e mi chiede se voglio confermarlo dinanzi alla polizia. Rispondo di sì e vengo scortata con Jimmy a deporre alla polizia, la quale poi scende nei bagni per interrogare gli altri. Nel frattempo, Jimmy mi chiede chi sono e perché l’ho fatto. «Ti ho difeso perché sono cristiana, e anche tu sei un figlio di Dio!». Il tumulto del mio cuore si rasserena nel «grazie» di Jimmy.
La guardia mi sorride di nuovo. Jimmy sceglie di non sporgere denuncia per non creare problemi a nessuno, dicendo che gli basta essere creduto. Non ho più rivisto Jimmy. I poliziotti mi hanno riferito che sta bene. Ho rivisto invece gli inservienti e ho pregato per loro.

Sara Pasquariello

martedì 19 gennaio 2010

Storie

In fondo, la medicina non può consolare, ma aiuta a raccontare la storia definitiva di una vita. Sapere come una persona è morta rende più facile ricordare come è vissuta. E una volta che la medicina ha finito di fare quanto può, sono le storie quello che vogliamo e, da ultimo, tutto quello che abbiamo.

(Dal libro "Ogni paziente racconta la sua storia" di Lisa Sanders)

giovedì 7 gennaio 2010

lunedì 4 gennaio 2010

Tutto vero...

Scena 1 (raccontata da Saverio)

Luogo: Basilica di S. Maria degli Angeli - Assisi

Pia donna di 60 anni circa: "Mi scusi, ma San Francesco... era francescano?"
Frate attonito: "..."
Donna: "..."
Frate (piuttosto sconvolto): "Sì"
Donna: "Ah! Francescano come Padre Pio?"
Frate (rassegnato): "Sì signora, proprio come Padre Pio?"

Scena 2 (di cui sono testimone oculare)

Luogo: Chiesa di Madonna della Rovere, di fronte al dipinto della conversione di S. Paolo (Caravaggio) - Roma

Signora francese (parlando con l'amica): "Ma questo che cade da cavallo è San Paolo... come mai il quadro si chiama 'conversione di Saulo'? Sarà un errore di ortografia?"
Signore che interviene saccente: "Sì signora, è sicuramente un errore: quello è San Paolo!"

Scena 3 (raccontata da Renato)

Luogo: all'uscita della metropolitana di fronte al Colosseo - Roma

Signora sui 70 anni: "Certo che sono stati intelligenti a costruire il Colosseo proprio di fronte all'uscita della metropolitana!"