lunedì 11 giugno 2007

Cominciò in Galilea

Comprendevo soltanto adesso veramente ciò che era successo negli ultimi due anni, a me e agli altri. Eravamo andati dietro a lui, quasi insensatamente: c'era il lavoro, c'era la famiglia, gli affetti, gli impegni, le incombenze... Tutto lasciato cadere d'improvviso, come il contadino che abbandona l'aratro a mezzo il campo e si allontana senza un perché. Vivevamo nel provvisorio, giorno dopo giorno, alla luce delle sue parole, del suo insegnamento, di cui non potevamo più fare a meno, forse in attesa di vedere cosa sarebbe successo il giorno dopo, come sarebbe finita la nostra avventura. Così fu per me, almeno, per tutto il primo anno che vissi con lui. Poi, a mano a mano, non furono solo più le sue parole, le sue promesse, neppure i prodigi che egli compiva, ma proprio la sua persona a diventarmi indispensabile, come l'aria per chi non vuole morire soffocato. Ecco, Gesù era diventato l'aria della mia anima. E allora cominciai a pensare che non fosse una fase della mia vita quella che stavo vivendo accanto a lui, ma la mia vita tutta intera, e che il resto, il prima, fosse stato soltanto una preparazione

dal libro "Cominciò in Galilea"
di Stefano Jacomuzzi

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