venerdì 4 luglio 2008

Ah...Cyrano...

...

LE BRET (tornando indietro desolato, alza le braccia al cielo): Bravo!... Bell'affare!...

CIRANO: Ecco che ricominci!

LE BRET: Ti renderai conto che con questa smania di respingere qualsiasi buona occasione adesso cominci a esagerare.

CIRANO: Eh sì! Esagero.

LE BRET: Meno male che lo ammetti.

CIRANO: Ma in linea di principio, per quanto mi riguarda, mi sembra che sia bene esagerare.

LE BRET: Se tu provassi a mettere un po' da parte questo tuo animo da moschettiere, Cirano, il successo e gli onori ti...

CIRANO: E che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Trovarmi un padrone? Arrampicarmi oscuramente, con astuzia, come l'edera che lecca la scorza del tronco cui si avvinghia, invece di salire con la forza?
No, grazie.
Dedicare versi ai ricchi come qualsiasi opportunista? Fare il buffone nella speranza vile di vedere spuntare sulle labbra di un ministro un sorriso che non sia minaccioso?
No, grazie.
Mandar giù rospi tutti i giorni? Logorarmi lo stomaco? Sbucciarmi le ginocchia per il troppo genuflettermi? Specializzarmi nel piegare la schiena?
No, grazie.
Accarezzare la capra con una mano e annaffiare il cavolo con l'altra? Avere sempre a portata di mano il turibolo dell'incenso in attesa di potenti da compiacere?
No, grazie.
Progredire di girone in girone, diventare un piccolo grande uomo da salotto, navigare avendo per remi madrigali e per vele sospiri di vecchie signore?
No, grazie.
Farmi pubblicare dei versi a pagamento dall'editore Sercy?
No, grazie.
Farmi eleggere papa da un concilio di dementi in una bettola?
No, grazie.
Affaticarmi per farmi un nome con un sonetto invece di scriverne degli altri?
No, grazie.
Trovare intelligente un imbecille? Essere angosciato dai giornali e vivere nella speranza di vedere il mio nome apparire sulle riviste letterarie?
No, grazie.
Vivere di calcolo, ansia, paura? Anteporre i doveri mondani alla poesia, scrivere suppliche, farmi presentare?
No, grazie. Grazie, grazie, grazie, no!
Ma invece... cantare, ridere, sognare, essere indipendente, libero, guardare in faccia la gente e parlare come mi pare, mettermi - se ne ho voglia - il cappello di traverso, battermi per un sì per un no o fare un verso!
Lavorare senza curarsi della gloria e della fortuna alla cronaca di un viaggio cui si pensa da tempo, magari nella luna!
Non scrivere mai nulla che non sia nato davvero dentro di te!
Appagarsi soltanto dei frutti, dei fiori e delle foglie che si sono colte nel proprio giardino con le proprie stesse mani!
Poi, se per caso ti arriva anche il successo, non dovere nulla a Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l'edera, salire - anche senza essere né una quercia né un tiglio- salire, magari poco, ma salire da solo!

LE BRET: Da solo, d'accordo! Ma non contro tutti! Si può sapere come diavolo t'ha preso questa mania sfrenata di farti sempre e dovunque dei nemici?

CIRANO: A forza di vedere gli altri smaniare per farsi degli amici e scambiarsi sorrisi che fanno sembrare la bocca un culo di gallina.
Preferisco vedere diradarsi sulla mia strada i saluti della gente e poter dire ogni volta: ecco un nemico di più.

LE BRET: Che pazzia!

CIRANO: Sì, lo ammetto. E' il mio vizio. Mi piace non piacere. Adoro essere odiato. Sapessi, amico mio, come si cammina meglio sotto il fuoco eccitante degli sguardi ostili! Che macchie piacevoli ti lasciano addosso il fiele degli invidiosi e la bava dei vigliacchi! La molle aura di amicizia di cui gli altri si circondano, invece, somiglia a quei vaghi paesaggi italiani, indefiniti, nella cui cornice ci si annienta. Certo, ci si sta comodi... ma ci si lascia andare. Per me è diverso: l'odio mi tiene vivo. Ogni nuovo nemico è un raggio. L'odio è una gogna ma anche un aureola.

...

(Da "Cyrano de Bergerac" di Edmond Rostand)

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